Ho difficoltà a comprendere il significato del valore reale di una quantità economica.
Il concetto è facile da capire: prendere un anno come base e adeguarsi all'inflazione fissando un prezzo dei prodotti con i prezzi dell'anno base.
A quanto ho capito, il vero valore, diciamo, di un'arancia è, o dovrebbe essere, vicino al suo valore intrinseco. Misura il modo in cui valutiamo un'arancia in base al suo potenziale. Questo valore intrinseco è senza dimensioni (?).
La mia difficoltà è quella di conciliare il fatto che gli umani non pensano in termini reali: osserviamo e valorizziamo tutto attraverso il suo valore nominale.
Nell'ipotetico caso di confrontare due oggetti che hanno lo stesso uso (diciamo, arance di X country e orange di Y), usiamo sempre il suo valore nominale per determinare cosa comprare.
Quale potrebbe essere un esempio che potrebbe convincermi che il valore reale è una metrica utile per analizzare i dati economici?
Qual è la ragione filosofica per usare il valore reale contro il valore nominale?